07 agosto 2011

Tiro al pellegrino



Scatenare una tempesta perfetta al largo di Giava o di Terranova è un gioco da ragazzi. Ma per farla deflagrare dentro una pozzanghera occorrono gli sforzi congiunti delle migliori menti del Parlamento e del giornalismo italiani. La tempesta del pellegrinaggio in Terra Santa è infuriata per poche ore, sufficienti però per strapazzare una pattuglia bipartisan di cattolici attoniti. E la sua genesi è davvero "perfetta", per linearità e pretestuosità.La sintesi è racchiusa nel titolone a pagina 13 di un quotidiano romano: «Si va in Terra Santa, la Camera non riapre», con un "dunque" sottinteso subito dopo la virgola. Era vero l’esatto contrario: la Camera non riapre, dunque si va in Terra Santa. Come accade da sette anni: un centinaio di parlamentari di ogni schieramento va in pellegrinaggio per alcuni giorni durante il periodo di chiusura della Camera. C’è chi va di diporto con la barchetta; chi pianta l’ombrellone sulla spiaggia esclusiva; chi si avventura in paesi esotici; chi adagia le stanche membra sul bordo della piscina privata; niente da ridire. Ma se vai in Terra Santa, magari facendoti ospitare in modeste locande, zam, il laico fulmine ti incenerisca.Uno dei più sbalorditi è colui che è additato come l’organizzatore, il "ciellino" Lupi. Perbacco, ha detto, se le urgenze incalzano, se l’emergenza preme, accorciamo le ferie, anticipiamo il pellegrinaggio e fine dei problemi. Fine? Macché. Perfino il sagace e implacabile corsivista del quotidiano del nordovest ieri, in prima pagina, indossava i panni del Padreterno, l’unico in grado di scrutare nelle coscienze altrui, e sentenziava: «Pellegrinaggio? No, una bella vacanza». Pagata da loro? Alt! «Formalmente a spese loro, ma di fatto pagata con lo stipendio che noi gli verseremo puntualmente anche a settembre perché continuino a darci il cattivo esempio». Per dire: se un parlamentare in agosto si lava i denti, il dentifricio glielo stiamo finanziando noi: si vergogni.Si sa com’è andata a finire. Vacanze accorciate, le Camere riaprono martedì 6 settembre. Ottimo. Si comincia con il botto: «Discussione generale sulla relazione della Commissione europea per il 2011, sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell’Unione europea presentato dalle presidenze polacca, danese e cipriota e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2011». Non osiamo immaginare l’affollamento, neanche uno scranno vuoto. Nei giorni immediatamente successivi dovrebbero essere eletti, in una seduta comune con il Senato (che però non ha dato ancora l’ok e difficilmente, visto il suo calendario, potrà darlo) un giudice della Corte costituzionale e un componente del Consiglio superiore della magistratura. Irrimandabile, poi, la proposta di legge per la commercializzazione del metano per autotrazioni.Manovre economiche, la scuola tagliuzzata che riapre con l’affanno, l’occupazione giovanile, i processi eterni, l’assistenza a malati cronici e disabili, le famiglie strangolate, esuli e immigrati che premono sulle nostre coste, i prezzi di beni essenziali che salgono senza alcuna giustificazione? Nulla di tutto questo. Ma una proposta di legge sulle truppe alpine, che le stesse truppe alpine direbbero: prego, ci sono cose più urgenti, date la precedenza a quelle.La tempesta perfetta dentro la pozzanghera è stata scatenata per tutto questo. O forse no. Casualmente, a far la figura dei tiratardi irresponsabili sono stati i cattolici, di sinistra destra centro, quelli che perdono tempo facendosi «una bella vacanza» nei luoghi di spiritualità. Prima la tempesta perfetta, poi il tiro al piccione.

(di Umberto Folena- tratto da "Avvenire")

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