23 agosto 2010

Obama impari l'Islam da Bush


Non può esserci una guerra efficace contro i terroristi se è una guerra con l’islam. Bush lo aveva capito. Ed è strano vedere Obama meno chiaro del suo predecessore”.
A notarlo adesso è anche la columnist liberal del New York Times Maureen Dowd, intervenendo sulla moschea a Ground Zero. Perché sull’islam nutriva più moral clarity il presidente che ha portato due guerre nel mondo musulmano del presidente che ha tenuto il discorso del Cairo. Prima Obama ha sposato il progetto di Ground Zero; poi è tornato indietro, limitandosi a difenderne la libertà di costruzione. Ha generato sospetti, paure, passi falsi. Dopo l’11 settembre, Bush entrò in una moschea per elogiare la “religione di pace” dell’islam. Nel suo viaggio nel cuore del medio oriente, fra le malignità dell’arabismo, del dispotismo, del settarismo e dell’antimodernismo, Bush riuscì a far capire che quella al terrorismo è una “guerra giusta” contro “the evil”, il male, non una crociata antislamica. Riconobbe la necessità di separare il jihad dall’islam ordinario, la visione islamica tradizionale di un governo impostata sul patto sociale, come da lezione di Bernard Lewis. Sebbene parlasse spesso in termini aulici del Corano, il presidente repubblicano non ha mai ceduto alla tentazione di blandire l’islamismo. Ha sempre pensato che fosse necessario inserirsi negli affari interni delle terre islamiche, mentre Obama sta coltivando una rassegnata accettazione delle autocrazie straniere. Bush sapeva che, sebbene si nascondesse dietro a una forma primitiva di islam, chi aveva abbattuto le Twin Towers faceva parte di un movimento politico, militare e totalitario che non ha alcun rispetto per moschee, imam o fedeli. Obama invece sembra non credere alla possibilità di una riforma dell’islam separando le due sfere. Consegna la guida dell’occidente a un pessimismo inerte, impacciato. Dopo Ground Zero la guerra è stata tra chi vuole tagliare teste e chi vuole contarle, tra chi vuole la dittatura dell’imamato e chi coltiva la fede islamica in uno stato pluralista, tra chi esige di nascondere le donne sotto veli di feroce misoginia e chi vuole pari diritti per Marte e Venere, tra chi ama la morte più della vita e chi difende la vita rischiando la morte. L’occidente ha uno strategico interesse nel progresso dell’islam. Per questo lo swing politico e morale di Obama non aiuta né noi né loro.
(tratto da "Il Foglio" del 20/08/2010)

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