29 ottobre 2006

De Crescenzo:" la vita è gestita dal caso".

Il mio quotidiano viaggio mattutino verso il luogo di lavoro è accompagnato da un frenetico zapping radiofonico.
Stamattina mi sono imbattuto in una notizia curiosa: un uomo è stato condannato per aver portato “iella”. In sostanza questo “malfattore” avrebbe mandato un sms ad un'amica (penso ormai ex) augurandole il fallimento della sua attività commerciale, un bar. Il destino ha voluto che l’attività andasse veramente male e che la donna denunciasse l’uomo. Risultato: condanna al pagamento di 350 € per aver portato iella.
La cosa sembra già assurda, ma il bello deve ancora arrivare. Il vj della radio aveva preparato un'intervista a Luciano De Crescenzo al fine di chiedergli se credesse nella sfortuna e nella possibilità di trasmetterla. Il filosofo napoletanto risponde: “ Io non darei peso alla fortuna/sfortuna in quanto la nostra vita è gestita dal caso”.
Per fortuna ero fermo al casello dell’autostrada perché, dopo aver sentito una cosa simile, ho avuto un momento di mancamento.
Ma poi ho subito pensato all’incontro di ieri di scuola di comunità. Uno dei miei amici interviene dicendo: “l’esperienza che viviamo con il Movimento è fondamentale perché ci mette nelle condizioni di poter sentire, in ogni istante che viviamo, la presenza di Gesù, che ci ha ama fino in fondo”.
Le parole di De Crescenzo dimostrano in modo inequivocabile l’abissale differenza tra la vita vissuta da una persona che si sente amata in ogni istante da una che invece vive tanto per vivere e trova nel caso la spiegazione di ogni cosa che accade.
Il problema è che la maggior parte delle persone pensa veramente che la vita sia gestita da un “qualcosa” che si dimostra a volte amico e a volte ostile.
Incontrare Gesù è qualcosa di immenso perché ti permette di vedere ogni cosa che ti accade con un’ottica completamente diversa. Dio c’entra con tutto, perciò tutto quello che ti capita, dalla battuta con il collega al progetto di un matrimonio, rimandano a Lui, alla sua immensa volontà di amarci. Se noi tutti tendessimo a Cristo in tutti i gesti che facciamo, la vita sarebbe stupenda; con questo non dico che l’esistenza non riservi difficoltà e problemi piccoli e grandi, ma tutte queste cose acquisterebbero un significato diverso, in quanto rappresentano un momento da vivere e amare perché frutto di un dono d’amore e non del caso. Concludo invitando chi non è mai andato alla scuola di comunità a partecipare ad un incontro almeno una volta, perché, come dice la persona più importante della mia vita: “La scuola di comunità è la vita”.

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